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di Francesco Poli
docente di Storia dell’Arte Contemporanea all’Accademia di Brera

 

La scultura (insieme al disegno e la pittura) è la più antica tra le arti figurative e il cinema la più recente.
La scultura, modellata in materie malleabili come l’argilla o realizzata scavando nel legno e nella pietra, oppure anche fusa in bronzo e altri metalli, è di fisica concretezza, pesante, statica e di volumetrica tridimensionalità spaziale.
Il cinema invece è fatto di fotogrammi in movimento (stampati su sottili pellicole o su supporti digitali) animati dalla luce ; è un linguaggio di immagini virtuali impalpabili che prendono magicamente forma e coerenza narrativa nello spazio attraverso il tempo della proiezione.
Mettere in rapporto queste due dimensioni espressive cosi’ diverse fra loro puo’ sembrare una cosa impossibile e quanto mai arrischiata, ma Ferdinando Lauretani a modo suo l’ha tentata con risultati interessanti.
Alla base di tale eccentrica avventura artistica c’è la doppia identità operativa dell’autore, che da un lato, per professione, è stato per decenni regista interno alla RAI e coautore di numerosi programmi (e poi anche docente alla Scuola del Cinema, Televisione e Nuovi Media di Milano), e che dall’altro lato, fin da giovane per passione, ha praticato con impegno costante la scultura, portando avanti una ricerca personale indipendente e libera da riferimenti stilistici troppo condizionanti. Nella sua lunga attività Lauretani ha conosciuto e frequentato molti fra i grandi registi protagonisti della ormai mitica stagione del cinema italiano dal dopoguerra agli anni’70. E a questi straordinari creatori del nostro immaginario collettivo ha voluto dedicare un ciclo di opere scultoree che si propongono come una sorta di sintetica ma articolata serie di “monumenti” sui generis. Bisogna mettere tra virgolette la definizione “monumenti” perchè in effetti le opere sono realizzate in marmo bianco di Carrara, ma sono di misure contenute: sono statue che si possono posare su un tavolo e che hanno un carattere di sentita e poetica partecipazione emotiva.
C’è qualcosa di felicemente paradossale in questa operazione di trasformazione della dimensione dinamica e fluttuante del cinema (sia pure in termini di ritratti-omaggi ai suoi migliori artefici)in quella compatta e immobile di blocchi di pietra che rimandano a tradizioni antiche. Si puo’ quindi parlare di un cortocircuito estetico di singolare suggestione.
Ognuna delle sculture (che sono circa una ventina) mette in scena la figura riconoscibile di un regista, in una posa particolarmente significativa e con elementi che in modo diretto o allegorico rimandano ai suoi film più famosi.
Ed è cosi’ che nel loro insieme questi personaggi di marmo danno vita a una libera e inedita forma di narrazione plastica rievocativa del nostro cinema, dal neorealismo alla commedia all’italiana, dai film di denuncia sociale e politica a quelli di matrice esistenziale, da quelli ispirati a testi letterari a quelli di grande comicità, senza dimenticare i western all’italiana e i cartoni animati.
Questa è la lista dei protagonisti: Roberto Rossellini, Vittorio De Sica, Giuseppe De Santis, Cesare Zavattini, Luchino Visconti, Mario Monicelli, Pietro Germi, Michelangelo Antonioni, Federico Fellini, Ermanno Olmi, Pier Paolo Pasolini, Bernardo Bertolucci, Sergio Leone, Bruno Bozzetto, Roberto Benigni, Francesco Rosi, Dino Risi. Ma il ciclo è in progress e altri arriveranno. Vediamone qualcuno da vicino, in ordine sparso. Rossellini, con una piccola cinepresa davanti, è seduto in mezzo a delle rovine di edifici e sta lavorando a “Roma città aperta”.
Olmi è appeso con le braccia a un ramo del suo “Albero degli zoccoli”.
De Sica con una lunga sciarpa è in posa ironicamente retorica. Al suo fianco in basso c’è una piccola figura con cane che ci ricorda “Umberto D”.
Bertolucci seduto sta dando indicazioni a una coppia in amore, sicuramente quella di “Ultimo tango a Parigi”. La scena è piuttosto curiosa perchè i due amanti che emergono da un pezzo di marmo grezzo, sembrano quasi una scultura di Rodin.
E poi Leone che, invece di essere in un contesto western, lo troviamo semistradiato come un antico romano con di fronte il “Colosso di Rodi” che spunta a mezzo busto dalla base. L’artista lo ha rappresentato cosi’ perchè il primo grande successo del regista è stato proprio nel genere antico.
Questi ritratti sono molto diversi fra loro ma hanno in comune il fatto che come specifico segno di riconoscimento, come attributo distintivo, viene utilizzato in tutti un riferimento chiaro a un famoso film.
Nel caso di altri lavori Lauretani si inventa indicazioni e elaborazioni iconiche più allusive e simboliche.
De Santis, l’autore di “Riso amaro” è inginocchiato e indica con un dito una falce e martello tracciata per terra. Si allude qui allo stretto rapporto del regista con il PCI.
Anche Germi è in ginocchio per terra. Lo vediamo con la sua eterna sigaretta in bocca mentre recupera spezzoni di pellicola. E’ un omaggio alla sua straordinaria qualità di montatore, oltre che di regista.
Monicelli è rappresentato quasi come un ragazzino sulle ginocchia della musa della commedia che tiene in mano una maschera. Il titolo di questa scherzosa composizione è: “Mario ottiene da Talia la Maschera e la potrà tenere per 50 anni”.
La scultura dedicata a Zavattini, unico non regista ma il più grande degli sceneggiatori, è forse la più bizzarra e fantasiosa. Ci mostra il personaggio sdoppiato: da un lato più in grande che parla con il suo inarrestabile entusiasmo; e dal lato opposto che spunta minuscolo da una finestra con in sue berretto in testa.
E infine possiamo citare ancora Fellini che sta misurando con una pellicola srotolata ( a mo’ di metro da sarto) le misure abbondanti di un prosperoso nudo posato su un piedestallo come una statua classica.
Tutte queste sculture hanno allo stesso tempo un significato serio e strettamente connesso alla personalità dei personaggi, e una poetica dimensione spesso ludica che è alla base della freschezza figurativa lontana da ogni rischio retorico e da banalità descrittive. E qui sta la qualità specifica della ricerca di Lauretani.